Nozze gay, il Comune si difende ma il caso diventa nazionale - L'Arena 6.2.2018

Slogan #sposachivuoi rimosso da uno stand di «Verona sposi», all’Arsenale, di un «wedding planner» specializzato anche in matrimoni tra persone dello stesso sesso? Dopo lo scontro politico l’Amministrazione comunale si difende: «Abbiamo soltanto ricordato ai titolari dello stand che la posizione dell’Amministrazione è per la famiglia tra persone di sesso diverso. Gli organizzatori non avevano alcun obbligo di modificare l’esposizione. È stata una loro libera scelta», dice l’assessore al Patrimonio Edi Maria Neri. Ma il caso ormai è nazionale, visto tra l’altro che l’Arcigay - in una nota del segretario nazionale Gabriele Piazzoni - fa sapere che sta «segnalando la vicenda all’Unar, l’Ufficio nazionale contro le discriminazioni, affinché richiami la giunta di Verona al rispetto delle leggi». L’imprenditrice Silvia Cassini, creatrice dello slogan finito al centro delle polemiche, aveva detto che dopo aver fatto togliere i cartelli su cui era scritto, ha difeso la libertà d’impresa, non rilevando nulla di male in ciò che aveva fatto. La Neri però - alla nostra richiesta di una ulteriore presa di posizione dell’Amministrazione - ha definito «polemiche strumentali tutte le posizioni avanzate su una presunta censura del Comune nei confronti della manifestazione e dello stand Sposa chi vuoi. Se davvero il Comune avesse voluto censurare, avrebbe revocato la concessione data a una società privata dietro pagamento del regolare canone di affitto. Si tratta di un evento commerciale, al quale giustamente non è stato concesso patrocinio e del quale non si conoscevano i contenuti». L’unica azione messa in campo il giorno prima dell’inaugurazione, prosegue la Neri, «quando abbiamo appreso dalle pubblicità sulla stampa e non da comunicazioni dirette ai nostri uffici, è stato informare gli organizzatori della posizione ormai nota della nostra Amministrazione. Il Comune di Verona rispetta e dà esecuzione alle leggi nazionali che prevedono la celebrazione delle unioni civili, ma non i matrimoni per le coppie delle stesso sesso, come in maniera ingannevole suggeriva la pubblicità. Non abbiamo fatto altro che ricordare agli organizzatori questo aspetto». Palazzo Barbieri sottolinea che «gli organizzatori non avevano alcun obbligo di modificare l’esposizione. È stata una libera scelta. Non è un segreto che la nostra Amministrazione di centrodestra abbia questa impostazione valoriale, è invece strumentale l’azione di chi approfitta di temi etici per fomentare partigianerie». Lo scontro però non si placa. «Ha ragione l’imprenditrice Silvia Cassini. Essere credenti non significa fare crociate o barricate. Anch’io, come lei, sono cattolica e praticante e sono imbarazzata di fronte a questo continuo ridurre la dottrina morale della Chiesa esclusivamente a una morale sessuale, spesso strumentalizzata in condanne astiose e giudicanti». Il senatore uscente di Idea Carlo Giovanardi invece difende l’operato del Comune. E spiega che «l’articolo 1 della Legge Cirinnà stabilisce che “La presente legge istituisce l’unione civile fra persone dello stesso sesso quale specifica formazione sociale ai sensi degli articoli 2 e 3 della Costituzione…”. Quindi chi confonde unioni civili con nozze e matrimonio fra persone dello stesso sesso fa pertanto un’affermazione falsa e contraria alla legge in vigore». Michele Bertucco, capogruppo di Verona e Sinistra in Comune, si augura invece che «la professionista vittima a mio parere di una richiesta illegittima da parte dell’amministrazione faccia valere il diritto di impresa nelle sedi appropriate». Per Flavio Tosi, consigliere comunale, , «che un’amministrazione comunale arrivi a censurare un’azienda di wedding planner, danneggiandola, solo perché promuove le unioni civili, è inconcepibile». E Alessia Rotta, deputata uscente del Pd, sfida il leghista Vito Comencini: «Leggo con stupore che secondo lui la famiglia è solo quella “composta da mamma e papà”. Quindi le coppie che non possono avere figli non sono una famiglia? Lo sa che la legge tutela tutte le famiglie, sposate, unite civilmente e conviventi?» Enrico Giardini su L'Arena di Verona del 6.2.2018