Verona, il Comune: via lo slogan sulle coppie gay. Scoppia la polemica - Corriere di Verona 5.2.2018

LA VICENDA
Verona, il Comune: via lo slogan sulle coppie gay.
Scoppia la polemica Chiesto agli organizzatori dello stand di «Verona sposi» di far sparire la scritta #sposachivuoi


VERONA «Verona ha tradito la sua missione di città dell’amore».

È bastato uno slogan ad effetto, #sposachivuoi, proposto in uno stand dagli organizzatori della manifestazione «Verona Sposi» in programma in questo fine settimana all’ex Arsenale della città veneta, per scatenare una polemica politica con accuse di discriminazioni nei confronti delle coppie gay da parte dell’opposizione in consiglio comunale e decise prese di posizione da parte di chi sostiene la famiglia tradizionale. Nel mirino la decisione dell’amministrazione comunale scaligera di centrodestra di «invitare» gli organizzatori della rassegna veronese a rimuovere in uno stand immagini e slogan allusivi al «same sex wedding», condensati nell’hashtag #sposachivuoi.



Lega e Pd
Il capogruppo della Lega Nord in consiglio comunale, Vito Comencini, ha commentato favorevolmente le critiche che erano state avanzate in precedenza dall’assessore alla trasparenza, Edi Maria Neri. «Le trovate di marketing non possono affossare i valori - ha sottolineato l’esponente del Carroccio -. Bene ha fatto l’assessore Neri a frenare l’allestimento di stand palesemente contrari alla famiglia tradizionale, che rischiava di trasformarsi in propaganda relativista a favore di altre unioni che nulla c’entrano con la famiglia composta da mamma e papà». Immediata la replica del centrosinistra con il consigliere del Partito Democratico, Federico Benini: «l’amministrazione comunale finalmente ha battuto un colpo, ma non per convocare le commissioni sulle richieste delle minoranze che da oltre tre mesi non vengono discusse o per esaminare decine di mozioni ignorate: ha subito trovato il tempo per far rimuovere uno slogan in uno stand a Verona Sposi». Anche il Circolo Pink di Verona ha fortemente contestato la censura allo stand con lo slogan #sposachivuoiverona: «Verona è sempre meno città dell’amore e sempre più patria dei diritti negati - afferma una dichiarazione -. Giulietta e Romeo si stanno rivoltando nelle loro tombe, ammesso che siano esistiti, perché in queste ore Verona ha tradito la sua missione di città dell’amore». 


«Verona sempre meno città dell’amore» 
Verona «sempre meno città dell’amore e sempre più patria dei diritti negati: a sostenerlo il circolo Pink che ha diffuso domenica sera una nota per criticare due distinti episodi che coinvolgono il capoluogo veneto. Il primo è la richiesta da parte dell’amministrazione municipale, dopo la sollecitazione del movimento il Popolo della Famiglia, di cancellare lo slogan »#sposachivuoi” da uno degli stand della rassegna «Verona sposi», in corso nel fine settimana in città. «Giulietta e Romeo scappano e si rifugiano in un’altra città - commentano - con grande preoccupazione per l’indotto turistico generato dal famoso balcone, che da solo attira metà dei turisti che arrivano a Verona da tutto il mondo». Il secondo riguarda l’organizzazione il 16 e 17 febbraio alla Gran Guardia del convegno «Festival per la vita», un evento, sostiene il circolo, che riconduce in città «l’integralismo cattolico», tanto da essere «pubblicizzato sul sito di ProVita». Un appuntamento, accusa il circolo Pink, che riporta Verona «a tempi molto bui, quando la città era laboratorio dell’estrema destra e dell’integralismo cattolico» 

La wedding planner
Si chiama Silvia Cassini ed è una promettente wedding planner la creatrice dello slogan #sposachivuoi finito al centro delle polemiche a Verona. «Ho levato tutti i cartelli con lo slogan - racconta Silvia, 48 anni, madre di tre figli, creatrice della società MyEve, specializzata nell’organizzazione di matrimoni - ma resto convinta di non aver fatto nulla di sbagliato. I matrimoni civili sono legge dello Stato». Lo slogan incriminato, spiega, lo ha inventato lei: «mi è venuto così e ho voluto che diventasse la frase-simbolo del mio lavoro». Silvia organizza matrimoni da quasi tre anni e ha già curato diverse cerimonie per coppie omosessuali. «Sono cattolica praticante - sbotta - ma non vedo niente di male in quello che sto facendo. Io vado avanti per la mia strada, anche perché non capisco cosa ci sia di sbagliato». A non vederci nulla di male, dice, dovrebbe essere pure l’amministrazione municipale di Verona «che organizza cinque matrimoni civili al mese affittando alcune delle sale più belle a sua disposizione». Il patrocinio Il Comune di Verona «non ha dato nessun patrocinio alla manifestazione». Lo precisa l’amministrazione comunale in merito all’evento `Verona Sposi´ e all’invito che l’assessore alla Legalità, Edi Maria Neri, ha rivolto agli organizzatori di togliere riferimenti ai matrimoni gay con l’iniziativa #sposachivuoi. L’amministrazione guidata dal sindaco Federico Sboarina ha sottolineato che il caso è scoppiato all’insaputa del Comune e gli organizzatori «sono stati poco chiari». In sostanza, sapendo la posizione dell’attuale amministrazione sulla questione delle unioni civili, sarebbe stato opportuno - hanno fatto sapere da Palazzo Barbieri - informare i responsabili comunali per affrontare il problema ne trovare la giusta soluzione.

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